Legambiente si sveglia e denuncia alla Procura della Repubblica di Caltanissetta il più grave scempio ambientale programmato dalla Regione Siciliana negli ultimi anni.
Sarebbe fuori legge anche la centrale a biomasse di Dittaino. Migliaia di ettari di boschi sacrificati per produrre energia. Ma la legge non lo consente!
I boschi siciliani non hanno tregua e, sembra un paradosso, gli alberi scampati agli incendi distruttivi di questa estate stanno cadendo ora sotto i colpi delle motoseghe per essere bruciati a fini energetici.
Dopo il caso denunciato lo scorso novembre riguardante i boschi demaniali di Altofonte a Palermo, ora il più grave caso dell’utilizzazione a San Cataldo e Caltanissetta di migliaia di ettari di eucalitteti del demanio forestale regionale per alimentare la centrale a biomasse realizzata da qualche anno nella zona industriale di Dittaino (Enna) dalla Sper e recentemente acquistata dalla Friel Green Power.
«Si tratta di interventi irrazionali e non conformi alle norme di gestione forestale sostenibile – denuncia Angelo Dimarca, Responsabile regionale del Dipartimento conservazione natura di Legambiente Sicilia. Le norme vietano il taglio a raso delle fustaie e subordina gli interventi alla redazione di piani di gestione che la Forestale siciliana non ha mai approvato. Per anni il grande business è stato rimboschire e ripiantare le aree distrutte dal fuoco, ora è diventato quello di tagliare i boschi realizzati con grande fatica. In una Regione a grave dissesto idrogeologico e rischio desertificazione ciò non può essere consentito».
Angelo Di Marca
Legambiente denuncia da anni l’assenza dei piani di gestione forestale, per ogni complesso boscato, obbligatori per legge e l’esecuzione di lavori al di fuori di ogni minima e seria programmazione e chiede un immediato blocco dei lavori e la rivisitazione dell’intero piano della Forestale regionale di abbattimento dei boschi demaniali e di utilizzazione delle biomasse, che non risponde a nessun criterio ambientale né dal punto di vista forestale né da quello energetico.
Le utilizzazioni delle biomasse dovrebbero avvenire con centrali di ridotta potenza (massimo 1 MW) con l’obiettivo di alimentare gli impianti esclusivamente utilizzando a fini energetici gli scarti delle normali lavorazioni agricole e forestali prodotti su piccoli territori e quindi raccolte nell’ambito di filiere corte: in questo caso invece si è sovvertito questo principio e invece di bruciare ciò che non serve si tagliano i boschi pubblici per alimentare la centrale che, sovradimensionata (oltre 18 MW di potenza elettrica e 60 MW di potenza termica), necessita di continui apporti di legname in quantità enormi con un impatto devastante sui boschi demaniali concessi dalla Regione ai privati.